Mario Fusco per il rugby ligure ha fatto praticamente tutto ed è stato praticamente tutto. Giocatore, tifoso, accompagnatore - lo aveva nel sangue - tecnico, amico.
Nato e cresciuto al Carlini, ancora adesso campo del CUS Genova Rugby e dedicato al ricordo di Marco Bollesan, dove scorrazzava da bambino a seguito del papà Roberto, dirigente della squadra, correndo con la palla in mano tra i giocatori di quella squadra fenomenale degli anni ’70, che si allenavano durante la settimana.
Se n’è andato pochi giorni prima che cominciasse il Sei Nazioni, e una delle immagini per ricordarlo non può che essere legata al viaggio verso Roma, vecchio quasi un quarto di secolo. Lui, insieme alla banda del CUS Genova, che si dà appuntamento all’alba sul cavalcavia di Genova Nervi per la prima partita dell’Italia nel Sei Nazioni, il 5 febbraio del 2000.
Soprattutto per non perdersi il debutto in Nazionale di uno dei tanti fratelli che il rugby gli aveva regalato, Marco Rivaro, che nel trionfo di quel pomeriggio al Flaminio con la Scozia avrebbe impresso la propria impronta a suon di placcaggi.
Anche fuori dal rugby, Mario - che aveva ereditato da papà Roberto l’amore per il biancorosso universitario, con trascorsi in una prima linea spazzata via troppo presto - si era inventato e reinventato come nemmeno un utility back: organizzatore, webmaster, broker.
Sabato sera, pochi giorni prima di passare la palla, ha voluto da Paolo Ricchebono il video della partita dell’U18 biancorossa: avesse potuto esprimere un ultimo desiderio, non sarebbe stato nulla di diverso.
Ciao Mario